Dr. Andrea Fandella

Specialista in Urologia e perfezionato in Andrologia

Cerca
Close this search box.

Andrologia

Andrologia

Cenni sull'argomento

Andrologia (dal greco ἀνήρ, Aner, genitivo ἀνδρός, Andros, “uomo”, e-λογία, -logia) è la specialità medica che si occupa di salute maschile, in particolare relative ai problemi del maschio sistema riproduttivo e urologica maschile. È la controparte della ginecologia , che si occupa di questioni mediche che sono specifiche per il sistema riproduttivo femminile.

È una specialità medica e chirurgica, tratta disturbi come deficit erettile (impotenza sessuale) e problemi della eiaculazione, la fertilità maschile, e tutte le malattie degli organi genitali maschili. Le procedure chirurgiche includono vasectomia e vasovasostomia  nonché gli interventi per trattare disturbi urogenitali maschili.

Le Patologie

La disfunzione erettile (D.E.) è un problema sessuale molto diffuso tra il sesso maschile ne soffrono fino al 52% dei maschi in età compresa tra i 40 e 65 anni.
Tale condizione può essere causata ed aggravata da molte patologie o farmaci, ed aumenta con l’avanzare dell’età.
La presenza di D.E. può costituire un motivo di stress e di insoddisfazione per molti uomini e le loro compagne e può influire negativamente sulla loro qualità di vita e sulle relazioni sociali.

Gli esami da eseguire quando clinicamente necessario sono:

– Dosaggio ematico testosterone totale e libero, glicemia, assetto lipidico, es. funzionalità tiroidea PSA
– Test di farmacoerezione indotta (Papaverina – PGE ecc)
– Ecocolordoppler arterioso del pene, basale e dinamico (con prostaglandina endocavernosA)
– Registrazione delle erezioni notturne spontanee durante il sonno (RIGISCAN)

L’infertilità coniugale è in costante aumento.
Viene considerata infertile una coppia che da oltre un anno tenta di avere un figlio senza riuscirci. Le cause di infertilità riguardano il maschio in oltre il 40% dei casi (infezioni urogenitali, varicocele, malformazioni, patologie testicolari ecc.).

Gli esami da eseguire in prima istanza sono:

– Dosaggio ematico degli ormoni sessuali maschili
– Spermiogramma (esame liquido seminale) che valuta il numero e la motilità degli spermatozoi
– Spermio coltura per l’eventuale isolamento di un germe presente nell’apparato urogenitale
– Ecografie testicolare e prostatica per evidenziare eventuali patologie a carico degli organi suddetti
– Ecocolordoppler funicolo testicolare per escludere la diagnosi di varicocele
– Ecografia prostatica trans rettale per le vescichette seminali

Al termine degli accertamenti diagnostici verrà proposto e discusso con il paziente l’eventuale iter-terapeutico.

II varicocele consiste nella dilatazione delle vene del plesso pampiniforme del testicolo ed è conseguente all’inversione del flusso ematico all’interno del distretto venoso spermatico.
Il trattamento si prefigge di ottenere l’interruzione del reflusso all’interno del distretto venoso spermatico.
Tale obiettivo può essere realizzato mediante legatura chirurgica o microchirurgica delle vene spermatiche, legatura laparoscopica, scleroembolizzazione percutanea per via retrograda o sclerotizzazione anterograda.
II trattamento prescelto, la legatura e sezione chirurgica dei vasi spermatici, viene eseguito in anestesia loco-regionale e richiede una piccola incisione chirurgica di 2-3 cm in fossa iliaca sinistra.
Esso prevede l’isolamento dei vasi spermatici di sinistra e la loro sezione tra legature.
In caso di varicocele bilaterale l’intervento prevede una procedura analoga anche a destra.
L’intervento bilaterale può essere eseguito anche con tecnica videolaparoscopica, che prevede tre minime incisioni per l’accesso: una in sede ombelicale (1 cm), una in fossa iliaca sinistra (5 mm) ed una terza in fossa iliaca destra (1 cm); in questo caso è necessaria l’anestesia generale.
La degenza ospedaliera è di circa 24 ore dopo l’intervento.
Le complicanze intraoperatorie sono rare e sono essenzialmente rappresentate dall’emorragia, che può richiedere, in caso di videolaparoscopia, la conversione in intervento a cielo aperto.
Le principali complicanze postoperatorie sono rappresentate dall’idrocele in circa il 10 % dei casi e dalla recidiva del varicocele (circa 5%).

Sclerotizzazioneanterograda della vena spermatica sendo Tauber

Definizione ed indicazione: il Varicocele è la dilatazione varicosa delle vene nello scroto. I testicoli ricevono il sangue dall’arteria testicolare che è situata all’interno dell’addome; il sangue viene quindi trasportato via attraverso una serie di piccole vene localizzate nello scroto (plesso pampiniforme). Da qui il sangue refluisce nella vena spermatica interna (vena testicolare), che a sua volta trasporta il sangue indietro sino al cuore. In alcuni uomini le vene attorno al testicolo possono allargarsi o dilatarsi; le vene dilatate sono definite come varicocele.
Il varicocele è causato dal malfunzionamento di alcune valvole presenti nel vaso sanguigno che regolano il flusso di sangue all’interno della vena stessa. È, sostanzialmente, lo stesso meccanismo che dà origine alle vene varicose sulle gambe: il malfunzionamento di queste valvole fa sì che il sangue fluisce nel vaso sanguigno in senso contrario, provocando un aumento di pressione che danneggia i tessuti delle pareti.
Esso colpisce il 15% della popolazione maschile ed è responsabile del 39% dei casi di infertilità maschile. Nell’85% dei casi è localizzato a SN, nell’11% è bilaterale e solo nel 4% a DX.
Al fine di spiegare l’alto tasso di infertilità associato al varicocele sono state proposti numerosi meccanismi eziopatogenetici: 1) innalzamento della temperatura a livello scrotale; 2) flusso retrogrado di sostanze tossiche; 3) incremento della pressione venosa con inversione di flusso dovuto ad incontinenza dell’apparato valvolare venoso della vena spermatica interna o ad un ostacolo al deflusso facilitato dallo sbocco ad angolo rotto della vena spermatica interna sinistra nella vena renale.
Istologicamente, il testicolo affetto da varicocele presenta una proliferazione endoteliale dei capillari, una desquamazione dell’epitelio germinativo, una fibrosi dei tubuli seminiferi ed una degenerazione delle cellule di Sertoli con iperplasia delle cellule di Leydig. In presenza di varicocele sintomatico, di oligo-astenoteratospermia ad un controllo spermiografìco, di ipotrofia testicolare o di varicocele infantile di grado severo si pone indicazione ad intervenire chirurgicamente.
A questo proposito, una tecnica mini-invasiva recentemente proposta è la scleroterapia anterograda.
La terapia chirurgica del varicocele permette di ottenere un miglioramento del quadro seminale in una percentuale di pazienti compresa tra il 30 e 70% con incremento della quota di gravidanze compresa tra il 15 e 42%.
Terapia alternativa: legatura chirurgica delle vene spermatiche.
Pro e contro rispetto ad altre terapie: minor invasività.
Preparazione all’intervento: tricotomia.
Durata intervento: 20-30 minuti.
Durata degenza: intervento eseguito in Day Surgery
Breve descrizione dell’intervento: l’intervento può essere eseguito in anestesia spinale o locale mediante infiltrazione locale del funicolo spermatico all’altezza della radice peniena con anestetico locale.
Incisione cutanea longitudinale 2-3 cm lateralmente ed al di sotto della radice peniena sulla proiezione del decorso del funicolo spermatico.
Preparazione e mobilizzazione del funicolo dal tessuto perifunicolare.
Sezione della fascia funicolare, isolamento di una vena del plesso pampiniforme che si inoscula nella vena spermatica interna. Introduzione di una agocannula o di ago butterfly.alsalva. – Iniezione di ca. 3 ml di mezzo di contrasto non-ionico nella vena incannulata e verifica del deflusso venoso in fluoroscopia.
Previa iniezione di 1 ml di aria (“air-block”) si iniettano 3-4 ml del mezzo sclerosante (etossisclerolo) sotto manovra di Valsalva.
Rimozione dell’ago e legatura prossimale della vena.
Sutura di cute e sottocute con filo riassorbibile.
Effetti collaterali e complicanze: reazione al mezzo di contrasto (<3,5%), ematoma (2,2%), epididimite (0,3%), idrocele (<7%), atrofia testicolare (0,6%), tromboflebite/orchite chimica (0-4%), eritema/dolore lombare omolaterale (0,3%), varicocele recidivo(9%).
Tempi di recupero: per 1 mese astensione da sforzi fisici intensi.

L’idrocele è una raccolta di liquido, più o meno voluminosa, all’interno della tunica vaginale comune, che è l’involucro interno del testicolo. Può avere origine come conseguenza di un intervento per varicocele o di una epididimite; spesso non ha una causa nota.
L’idrocelectomia può essere praticata con sicurezza dopo che un’ecografia abbia evidenziato testicoli normali. Viene eseguita usualmente in anestesia locale o loco-regionale; una incisione scrotale traversa o mediana sul rafe permette di esteriorizzare il testicolo, di aprire la tunica vaginale comune, facendo fuoriuscire il liquido, e di praticarne l’eversione, riponendo poi il testicolo nello scroto. Se necessario può essere lasciato un drenaggio per 24 ore.
La complicanza più frequente è l’ematoma, che può richiedere una revisione chirurgica; più rare sono eventuali lesioni dell’epididimo o del dotto deferente (l’anatomia può risultare distorta in idroceli voluminosi). In genere la dimissione avviene in giornata.

La fimosi è la condizione in cui la pelle del prepuzio non si retrae sotto il glande, per cause congenite o cicatriziali; di solito coesiste anche la brevità del frenulo. L’intervento di plastica prepuziale si esegue in anestesia locale nell’adulto ed in anestesia generale nel bambino.
Consiste in una incisione circolare del prepuzio asportandone la parte più stretta e suturandone i bordi; parimenti si seziona il frenulo suturandolo in modo da allungarlo. La complicanza più comune è l’emorragia, risolvibile nel postoperatorio di solito con la semplice compressione; più rara è l’infezione. In qualche caso può inseguito recidivare fimosi causata dall’eccessiva cicatrizzazione.
Se è presente solo la brevità del frenulo si pratica solo la frenulotomia.
La dimissione avviene comunque in giornata.

L’incurvamento congenito del pene è una patologia congenita che può impedire o rendere estremamente difficoltosa la penetrazione durante il rapporto sessuale. In presenza di una tale curvatura dei corpi cavernosi del pene è preferibile procedere ad un intervento di raddrizzamento.
L’intervento viene eseguito in anestesia generale e prevede, attraverso un’incisione sulla cute del pene a livello del solco coronale (o sulla superficie dorsale), la creazione di alcune incisioni ellittiche sull’albuginea dei corpi cavernosi e la successiva sutura dei margini.
II numero e la sede precisa di tali incisioni ellittiche viene stabilita intraoperatoriamente sulla base dell’entità del recurvatum valutato mediante erezione artificiale. L’erezione artificiale consentirà di verificare intraoperatoriamente l’avvenuto raddrizzamento. Al termine verrà eseguita una medicazione compressiva e sarà posizionato un catetere vescicale a dimora che resterà in sede per 48 ore.
La conseguenza inevitabile di tale intervento è la riduzione della lunghezza del pene in erezione variabile da 1 a 2 cm. Le possibili complicanze sono rappresentate da ecchimosi, ematomi, infezione e diastasi della ferita. Talvolta possono residuare fibrosi delle cicatrici a livello dell’albuginea dei corpi cavernosi. Raramente può comparire una disfunzione erettile per alterazione della dinamica venosa o per lesione dei fasci vascolo-nervosi.
Il paziente viene mobilizzato in prima giornata e il decorso postoperatorio dura 23 giorni.

Orchifuniculectomia

L’inguinotomia esplorativa con un’eventuale orchifuniculectomia viene eseguita in anestesia generale o locoregionale (peridurale o spinale) e prevede un’incisione inguinale traversa obliqua di circa 4-6 cm, a due dita traverse dalla spina iliaca antero-superiore, a partire da 2 cm lateralmente e superiormente al tubercolo pubico.
Dopo aver identificato la fascia muscolare la si incide, si isola il funicolo spermatico e si mobilizza il testicolo dallo scroto mediante dissezione smussa. A questo punto è possibile legare direttamente gli elementi del funicolo e asportare l’organo o, in caso di incertezza, clamparli temporaneamente nell’intento di verificare visivamente, palpatoriamente o istologicamente, per mezzo di un esame bioptico intra-operatorio, la reale presenza della neoplasia.
La ricostruzione del canale inguinale prevede abitualmente l’esecuzione di una plastica per chiudere una potenziale porta erniaria.
Le complicanze di tale intervento sono quelle comuni agli altri interventi chirurgici (ematomi, infezione della ferita, ecc.). Non si esclude, inoltre, la possibilità di emorragie che potrebbero richiedere trasfusioni di sangue, emocomponenti ed emoderivati anche dopo l’intervento chirurgico.

Protesi testicolare

Definizione: è l’apposizione di una protesi sostitutiva, in genere di silicone, commisurata alle dimensioni del testicolo asportato.
Indicazioni: l’inserimento di una protesi testicolare può essere dovuto a tutta quelle cause che hanno comportato la perdita del testicolo (atrofia, orchiectomia per tumore o post traumatica , orchidopessi fallita, etc.) ed è effettuata a scopo estetico e psicologico.
Descrizione della tecnica: si effettua un’incisione inguinale trasversale o un’incisione obliqua inguinoscrotale. Nel caso in cui l’impianto debba essere bilaterale sono necessarie due incisioni. Si seleziona la dimensione della protesi in relazione alle dimensioni del paziente considerando anche che tale protesi potrà essere sostituita in seguito con una di maggiori dimensioni.
Preparazione all’intervento: opportuna una singola somministrazione di antibiotico per via parenterale un’ora prima dell’intervento. Il paziente sarà poi dimesso con la prescrizione di analgesici e riposo per alcuni giorni.
Durata dell’intervento: 15 minuti in anestesia locale.
Tipo e durata del ricovero: tale intervento può essere realizzato in regime di Day Surgery; l’anestesia sarà eseguita con blocco dei nervi periferici.
Complicanze: la complicanza più frequente è l’infezione che richiede la rimozione della protesi. Si può verificare una necrosi dei lembi cutanei sovradistesi al di sopra della protesi e dovrebbe essere prevenuta dall’utilizzazione di protesi più piccole. L’ematoma scrotale è raro.

Vasectomia

La vasectomia consiste nella legatura e sezione del deferente. Tale procedura chirurgica determina un’interruzione della via seminale praticamente irreversibile in considerazione delle ridotte percentuali di successo delle tecniche di ricanalizzazione microchirurgica. L’intervento viene eseguito in anestesia locale e richiede due piccole incisioni chirurgiche a livello di ciascun emiscroto interessato. Il deferente viene isolato, sezionato e occluso a livello dell’estremità testicolare e di quella addominale mediante legatura. Il successo dell’intervento in termini di sterilità viene valutato con l’esecuzione nelle settimane successive di due o più esami del liquido seminale. Il paziente deve utilizzare altri metodi contraccettivi fino all’avvenuto riscontro di 2 reperti consecutivi (dopo 4 e 8 settimane) di azoospermia (completa assenza di spermatozoi nel liquido seminale). Solo tale reperto consente di poter escludere una precoce ricanalizzazione di deferente. Il rischio di una ricanalizzazione tardiva (a distanza di tempo dall’avvenuto riscontro del duplice reperto di azoospermia) si può verificare in meno dello 0,l% dei casi.
Le complicanze precoci sono rappresentate dall’ematoma scrotale (2%), dall’orchiepididimite (3,4%) e da diastasi della. ferita chirurgica (1%). La principale complicanza tardiva è rappresentata dalla comparsa del dolore scrotale cronico, che in una ridotta percentuale di casi può necessitare di una terapia chirurgica. I dati sull’ipotetico aumento del rischio di neoplasia della prostata nei pazienti vasectomizzati sono attualmente ritenuti controversi.

Protesi testicolare

Definizione: è l’apposizione di una protesi sostitutiva, in genere di silicone, commisurata alle dimensioni del testicolo asportato.
Indicazioni: l’inserimento di una protesi testicolare può essere dovuto a tutta quelle cause che hanno comportato la perdita del testicolo (atrofia, orchiectomia per tumore o post traumatica , orchidopessi fallita, etc.) ed è effettuata a scopo estetico e psicologico.
Descrizione della tecnica: si effettua un’incisione inguinale trasversale o un’incisione obliqua inguinoscrotale. Nel caso in cui l’impianto debba essere bilaterale sono necessarie due incisioni. Si seleziona la dimensione della protesi in relazione alle dimensioni del paziente considerando anche che tale protesi potrà essere sostituita in seguito con una di maggiori dimensioni.
Preparazione all’intervento: opportuna una singola somministrazione di antibiotico per via parenterale un’ora prima dell’intervento. Il paziente sarà poi dimesso con la prescrizione di analgesici e riposo per alcuni giorni.
Durata dell’intervento: 15 minuti in anestesia locale.
Tipo e durata del ricovero: tale intervento può essere realizzato in regime di Day Surgery; l’anestesia sarà eseguita con blocco dei nervi periferici.
Complicanze: la complicanza più frequente è l’infezione che richiede la rimozione della protesi. Si può verificare una necrosi dei lembi cutanei sovradistesi al di sopra della protesi e dovrebbe essere prevenuta dall’utilizzazione di protesi più piccole. L’ematoma scrotale è raro.

Asportazione di cisti dell’epididimo

Definizione: le cisti dell’epididimo (spermatocele) possono formarsi ovunque nell’epididimo ma sono più frequenti nella testa. Sono piuttosto comuni e la loro frequenza aumenta con l’età. Vengono identificati incidentalmente nel 70% degli uomini che si sottopongono ad ecografia scrotale ad alta definizione.
Indicazioni: l’intervento chirurgico per uno spermatocele è raramente indicato. In genere sono asintomatici e non ostruiscono il tubulo epididimario dal quale originano. L’asportazione di esso può tuttavia causare ostruzione dell’epididimo.
La spermatocelectomia è indicata soltanto quando lo spermatocele sia causa di dolore intrattabile o quando assuma dimensioni cospicue.
Descrizione della tecnica: il testicolo viene esteriorizzato attraverso un’incisione mediana sul rafe o un’incisione scrotale trasversa e la tunica vaginale viene aperta. Lo spermatocele viene isolato dall’epididimo onde evitare involontari danni ai tubuli epididimari. Il punto di connessione tra spermatocele ed epididimo viene legato per evitare la fuoriuscita di liquido teminale e la formazione di un granuloma spermatico. La vaginale viene suturata e dartos e cute vengono chiusi in due piani.
La cisti dell’epididimo è escissa con la medesima tecnica dello spermatocele e con le stesse indicazioni chirurgiche. Quest’intervento può essere eseguito in anestesia locale ed in ambiente di Day Surgery.
Complicanze: la spermatocelectomia non dovrebbe essere effettuata su uomini in età riproduttiva poiché registra un’alta incidenza di occlusione del sistema duttale a seguito dell’intervento. Inoltre possono aversi anche dolore scrotale e recidiva dello spermatocele a seguito dell’intervento.

L’andropausa è la sindrome clinica causata dal calo del testosterone, l’ormone principalmente maschile. Dopo i quarant’anni, nell’uomo tale ormone decresce in modo lento e graduale. Si può definire come una sorta di menopausa al maschile, dai contorni poco netti e sfumati.
L’andropausa però a differenza della menopausa che compare nelle donne, non si manifesta necessariamente e non ha sintomi chiari e repentini. Un uomo, anche anziano, anche se in fase di andropausa è comunque perfettamente in grado di avere rapporti sessuali e procreare figli, ma si renderà necessario un tempo maggiore per raggiungere l’erezione e l’eiaculazione, essendo ancora fertile.
La sindrome diventa malattia quando la discesa del testosterone è tale da causare sintomi, dalla perdita di concentrazione, all’astenia, al deficit erettile.
Compito dello specialista urologo sarà identificare, studiare e trattare, quando necessario la “malattia”.

Caratteristiche
La Prostatite è una infiammazione della prostata e comprende numerose forme, a diversa espressione e patogenesi.

Si suddivide in
Prostatite acuta
I soggetti affetti da prostatite acuta riferiscono brividi, febbre, dolore alla schiena e nell’area genitale, frequenza ed urgenza urinaria spesso durante la notte, bruciore e fastidio durante la minzione, dolenza diffusa ed una infezione del tratto urinario, evidenziata, a seguito di analisi di laboratorio, dalla presenza di leucociti e batteri nelle urine. Possono essere presenti secrezioni dal pene. Una evenienza relativamente comune è rappresentata dalla ritenzione acuta d’urina, dovuta al fatto che l’infiammazione determina un restringimento del primo tratto dell’uretra (l’uretra prostatica). Il Paziente cerca di urinare ma non ci riesce, e ha forti dolori alla parte bassa dell’addome. In questo caso per drenare l’urina è necessario mettere un tubo che dalla parete anteriore dell’addome va in vescica, e lasciarlo finché la malattia non è guarita. Da usare in casi selezionati il catetere in quanto può rendere più grave la malattia determinando una ulteriore irritazione sull’uretra prostatica.
Prostatite cronica
La prostatite batterica cronica è una condizione relativamente rara , tale condizione presenta solitamente il classico quadro delle infezioni del tratto urinario con un carattere intermittente ed è considerata come un’infezione cronica della ghiandola prostatica. La prostatite cronica batterica è rara. La maggior parte delle volte causata da escherichia coli. Più spesso si tratta di prostatiti cosidette abatteriche quadro che sfuma nella sindrome dolorosa pelvica cronica Infatti i sintomi possono essere molto blandi in alcuni soggetti e importanti in altri.Può avvenire come nello stesso individuo si possa avere un andamento ciclico con peggioramenti che arrivano fino a una sindrome dolorosa che altera completamente la qualità di vita dei soggetti affetti.
Le cause e gli effetti
Le cause di prostatite sono molteplici e non sempre agevoli da identificare. Molto spesso dei germi risaliti lungo il canale urinario, o discesi dalla vescica possono raggiungere la prostata causando una infiammazione acuta o cronica. Inoltre, per la conformazione stessa della ghiandola prostatica, spesso avviene che le secrezioni e i batteri eventualmente presenti ristagnino all’interno, non trovando modo per uscire, e la prostatite, da acuta, tenda a perdurare nel tempo diventando cronica. Un ruolo importante è sicuramente da attribuire allo stimolo irritativo causato da regimi alimentari non corretti.
Trattamento
Le prostatiti si curano con farmaci antinfiammatori e/o antibiotici e/o farmaci che attraverso il rilasciamento della muscolatura del collo della vescica e dell’uretra prostatica favoriscono lo svuotamento delle urine. Inoltre sono indispensabili corrette norme di vita e dietetiche. L’urologo diagnostica una prostatite attraverso la storia del paziente, gli esami di laboratorio, la visita medica (compresa l’esplorazione rettale), l’ecografia prostatica e talvolta la biopsia. La diagnosi può essere difficile: la prostatite può provocare un aumento del PSA . È importante farsi visitare dall’ urologo non appena si manifestano i primi disturbi.

IPP o malattia di “La Peyronie”

La Induratio Penis Plastica (IPP), detta anche malattia di La Peyronie dal chirurgo francese che l’ha scoperta, 1743, è costituita da una fibrosi localizzata della tunica albuginea del pene, ovvero della guaina che riveste i suoi corpi cavernosi.
Nella malattia stabilizzata si forma una placca calcifica, nella parte interessata, che porta ad una curvatura del pene più o meno importante.
Le cause sono incerte, si ipotizzano quali agenti i microtraumi che si possono verificare durante i rapporti sessuali o traumi di altra natura o altro. La Induratio Penis Plastica si sviluppa spesso in maniera subdola.
L’assunzione di vitamina E e altre sostanze possono offrire un antidoto all’insorgenza ed al progredire della Induratio Penis Plastica, oltre a facilitare e rendere più efficaci le terapie farmacologiche intra placca; i più insidiosi sono i casi di completa calcificazione della placca con conseguente importante curvatura del pene.
Si possono ottenere soddisfacenti risultati di guarigione con terapie farmacologiche intraplacca o con terapia ad onde d’urto.
L’intervento chirurgico è molto delicato e va eseguito da specialista particolarmente esperto, dopo averne accertata la necessità a secondo della gravità del caso.
La malattia nei casi più gravi può portare a deficit erettili tali da impedire la penetrazione, in questi casi c’è solo l’intervento chirurgico con l’eventuale applicazione di una protesi peniena o una corporoplastica secondo Nesbit.
La Induratio Penis Plastica può associarsi a difficoltà erettiva compito dello specialista Urologo seguire e trattare anche queste forme.

disturbi dell’eiaculazione comprendono l’eiaculazione precoce, l’eiaculazione retrograda, l’eiaculazione ritardata e l’aneiaculazione (assenza di eiaculazione).
Eiaculazione precoce
L’eiaculazione precoce, il più frequente disturbo dell’eiaculazione, è definita come l’eiaculazione persistente o ricorrente con minima stimolazione prima, durante o immediatamente dopo la penetrazione e prima che la persona lo desideri.
Può trattarsi di un problema psicogeno legato soprattutto all’ansia da prestazione (la paura di non soddisfare la partner), ma vi sono condizioni anatomiche (frenulo breve, ipersensibilità del glande) e malattie (prostatiti) che possono esserne la causa.
Diagnosi
La diagnosi si baserà sull’anamnesi sessuologica e farmacologica, sull’esame clinico ed obiettivo accurato generale, della prostata e dell’apparato genitale.
La misura del tempo che intercorre tra la penetrazione vaginale e l’eiaculazione (tempo di latenza eiaculatoria in vagina) è utilizzato come strumento di valutazione oggettiva .
Inoltre, possono essere effettuati dei test diagnostici per escludere disfunzioni della conduzione nervosa.
Terapia
La terapia è tesa a correggere le cause predisponenti (anatomiche e infettive) ove necessario e si avvale di tecniche comportamentali e su terapie di coppia.
È possibile una terapia farmacologia locale (pomate anestetiche o preservativi con anestetici locali). Sono attualmente stati studiati ed approvati dei farmaci specifici che possono essere utilizzati in quanto inibiscono a livello centrale il meccanismo eiaculatorio.

Le protesi possono essere rigide, semi rigide, malleabile, ed idrauliche.Il principio delle protesi peniene si basa sull’inserimento all’interno dei corpi cavernosi, nell’ambito del tessuto spugnoso, di cilindri di materiale inerte compatibile (di solito la superficie è a base di derivati del silicone) che riproducano il meccanismo perduto.
Consente al pene di riprendere una rigidità, tale da ottenere la fisiologica penetrazione, e prevedono il possibile raggiungimento dell’orgasmo.
L’inserimento di queste protesi non modifica sostanzialmente l’aspetto estetico del pene, che appare esternamente normale. Vengono mantenute la sensibilità e la percezione. La fuoriuscita delle urine e dello sperma non viene modificata. Rimangono esattamente quelle precedenti all’intervento chirurgico.